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Che cosa sta succedendo in Banca Carige

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Che cosa sta succedendo in Banca Carige

Tutte le ultime novità in Banca Carige. L’articolo di Emanuela Rossi

Carige vuole tornare alla normalità dopo il salvataggio e il commissariamento. Intanto viene riammessa alle contrattazioni di Borsa ma di sicuro navigherebbe in acque migliori se qualcuno la coinvolgesse nel risiko bancario facendole una proposta di matrimonio. Ad auspicare le nozze c’è in prima fila il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), principale azionista della banca, che tramite il suo presidente, Salvatore Maccarone, a maggio ne aveva pure dettato la tempistica. “Entro giugno ci aspettiamo le prime manifestazioni di interesse e ritengo che con questo si dovrebbero avere indicazioni su un possibile processo di cessione” aveva detto in un’intervista a La Repubblica. E poi: “Mi aspetto che nella seconda parte dell’anno si arrivi alla formulazione di un’ipotesi concreta. Ritengo però che la cessione definitiva non possa avvenire prima dell’inizio del 2022; per noi prima si fa e meglio è ma non ad ogni costo”.
LA REVOCA DELLA SOSPENSIONE
Dopo due anni dalla sospensione temporanea, dicevamo, la Consob ha deciso di riammettere agli scambi l’istituto ligure revocando la delibera del 2019. La riammissione dei titoli a Piazza Affari avverrà martedì 27 luglio ovvero, come informa la Commissione guidata da Paolo Savona, “il terzo giorno lavorativo successivo alla data di pubblicazione, sul sito web dell’emittente, del Prospetto Informativo relativo all’ammissione alle negoziazioni delle azioni ordinarie derivanti dall’Aumento di Capitale dell’emittente”.
IL RITORNO IN BORSA E NON SOLO
Nel prospetto preparato da Carige per il ritorno in Borsa si trovano molti elementi interessanti. Intanto “si richiama l’attenzione sulla circostanza che la business combination rappresenta un’azione essenziale da realizzare per concludere il percorso iniziato dai Commissari Straordinari, in linea con lo specifico mandato conferito loro dalla Bce”. Purtroppo però “sebbene il Fitd abbia avviato il processo di dismissione della partecipazione nel capitale della Banca, tuttavia alla data del prospetto non c’è certezza circa se e quando la business combination sarà realizzata”. Si ricorda poi che il piano industriale al 2023 di Carige prevede “che nell’ultimo trimestre dell’esercizio 2022, nel caso in cui il regime di flessibilità sui coefficienti patrimoniali concesso al Sistema bancario dalla Bce non venga prorogato oltre il 31 dicembre 2022” trovi esecuzione “un’operazione di rafforzamento patrimoniale” per un controvalore fino a 400 milioni di euro. Il piano industriale aggiornato, si ricorda, prevede che l’esercizio 2021 si chiuda in rosso per 84 milioni cui ne seguirà un altro di 8 milioni nel 2022 e un utile di 29 milioni nel 2023.
Per quanto riguarda i target, non vengono confermati quelli relativi all’esercizio 2021 previsti dal piano industriale perché l’istituto non ha ancora riassorbito “gli scostamenti” rilevati in occasione della pubblicazione dei conti del primo trimestre. Confermati invece linee strategiche e target 2022 e 2023 sulla base “dell’attesa di un’accelerazione degli effetti delle azioni già pianificate e/o dell’avvio tempestivo di nuove azioni” sebbene non ci sia “certezza” di conseguirli nei tempi attesi a causa “delle incertezze sottostanti alle assunzioni del piano”. Di sicuro, si legge, “la mancata o non completa o temporalmente ritardata realizzazione delle assunzioni/azioni sottostanti al Piano potrebbe comportare effetti negativi molto rilevanti sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria del Gruppo, fino a pregiudicarne la prospettiva della continuità aziendale”.
Infine, sul fronte delle azioni, esiste il rischio che, sin dalla riammissione alle negoziazioni, il prezzo “possa fluttuare notevolmente, con effetti negativi rilevanti anche sul prezzo a cui saranno negoziati i warrant”. Una tale evenienza, dunque, “potrebbe comportare perdite significative di valore nell’investimento in azioni e warrant dell’emittente”.
COSA C’È NEL FUTURO DI BANCA CARIGE
Mentre si prepara a tornare a Piazza Affari, insomma, Carige continua a ragionare su quello che l’aspetta tanto più che “nonostante il lavoro di rilancio commerciale avviato dal ceo Francesco Guido – scrive Il Sole 24 Ore -, il gruppo sta scontando una cronica difficoltà a generare redditività, debolezza appesantita dall’effetto della pandemia e dal dispiegarsi degli effetti negativi dei nuovi principi contabili (Ifrs9). Solo con l’acquisizione da parte di un altro soggetto bancario, Carige potrebbe evitarsi un nuovo aumento che andrebbe inevitabilmente a pesare sulle spalle degli attuali azionisti, ovvero il Fondo interbancario (79,9%) e Cassa Centrale Banca (8,3%)”.
Al momento si sono “affacciate timidamente in data room” sia Banco Bpm sia Credito Emiliano. Certo, la banca ligure è resa appetibile da un “non trascurabile ‘tesoretto’ di 1,4 miliardi di crediti fiscali (Dta), che potrebbero far gola all’acquirente. Qualcuno osserva che la normativa sulle Dta potrebbe però ancora una volta cambiare, e quindi non è neppure da escludere che eventuali acquirenti vogliano ragionare a bocce ferme”.
LE RICHIESTE DEI MALACALZA
Mentre si guarda al futuro non si può però dimenticare il passato che, nel caso di Carige, è pesante quanto i 539 milioni chiesti in giudizio dalla famiglia Malacalza alla banca di cui è stata proprietaria fino a due anni fa. Il patron Vittorio e i figli contestano la validità dell’assemblea che il 20 settembre 2019 ha approvato l’aumento di capitale da 700 milioni – poi sottoscritto in gran parte dal Fitd – di fatto salvando l’istituto di credito. Carige giudica il rischio di soccombenza “remoto” e dunque non ha operato accantonamenti mentre ha proposto, davanti al Tribunale di Genova dove pende il giudizio, una domanda riconvenzionale. Carige, come informa il prospetto sull’aumento di capitale, ha invece chiesto ai precedenti proprietari il risarcimento di danni per almeno 229 milioni “in relazione a condotte tenute precedentemente e nel corso” dell’amministrazione straordinaria da parte della Malacalza Investimenti. A novembre prossimo dovrebbe essere depositata la sentenza.
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