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L’assemblea approva lo stipendio di Orcel, in Unicredit guadagnerà 7,5 milioni

L'assemblea approva lo stipendio di Orcel, in Unicredit guadagnerà 7,5 milioni

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L’assemblea approva lo stipendio di Orcel, in Unicredit guadagnerà 7,5 milioni

MILANO – Le urne sono chiuse, e l’atteso voto degli azionisti di Unicredit sulle nuove politiche di remunerazione del vertice, che implicano una retribuzione di 7,5 milioni l’anno all’ad in pectore Andrea Orcel, ha avuto un esito sul filo di lana. Secondo le ultime indiscrezioni la raccolta dei voti, fatta per via remota date le disposizioni ancora in vigore da un anno fa per la pandemia, si è conclusa con un risicato consenso al sofferto e principale punto all’ordine del giorno. L’affluenza degli azionisti sarebbe stata attorno al 60% del capitale ordinario, e dei presenti circa un 55% (un terzo del capitale totale) avrebbe votato a favore della “prima sezione” delle politiche di remunerazione dei dirigenti. Serviva la maggioranza delle azioni depositate per l’assemblea. La fiducia è un assist, pur se indiretto, all’agognata ristrutturazione che i soci storici e i grandi fondi del mercato si aspettano dall’ex banchiere d’affari, tra i paladini della City da 20 anni. La sua nomina, all’interno della lista del board uscente come pure quella di Pier Carlo Padoan come presidente, avrebbe radunato consensi più alti, anche se non totalitari tra gli investitori della banca paneuropea: si dice attorno all’80% delle azioni presenti, pari a circa il 48% del capitale ordinario.

Orcel, guadagnerà 7,5 milioni l’anno, di cui i primi 5 in azioni non soggette a variabili di sorta. Una “buona entrata” che ha già portato Iss e Glass Lewis, i due maggiori consiglieri degli investitori globali, a suggerire il voto contro. Di solito i fondi li seguono: e il discorso potrebbe finire qui, essendo Unicredit una public company con l’80% delle quote disperso tra istituzionali e fondi sovrani. Ma le aspettative – non poche – per l’ingaggio del regista delle grandi fusioni bancarie europee, poi risanatore di Ubs, sono tali che i fondi domani saranno tentati di dare fiducia non solo alla lista del cda, che annovera con Orcel il presidente in pectore Pier Carlo Padoan, ma anche, magari obtorto collo, alle politiche di remunerazione, senza infliggere l’umiliazione appena patita dalla piccola Banca Farmafactoring. Dove le nuove politiche dei compensi sono state bocciate dal 52% degli azionisti presenti, quindi restano in vigore le vecchie (capitasse a Unicredit, sarebbe un tonfo per Orcel: il predecessore Jean Pierre Mustier nel 2020 guadagnò 911 mila euro). «La struttura retributiva 2021 per l’ad è strettamente legata al primo anno del mandato ed è volta a garantire il giusto livello di competitività e attrazione per un dirigente di alto livello», si legge nelle risposte di Unicredit agli azionisti radunati (in remoto) domani. «In tale contesto, al fine di favorire l’allineamento degli interessi tra l’ad designato e gli azionisti, già nel primo anno è prevista un’assegnazione una tantum in azioni, che consentirà a Orcel di soddisfare le linee guida sull’azionariato del gruppo»: ossia, una paga variabile di due volte il fisso, secondo un pacchetto totale raddoppiato mesi fa.

Tra i soci storici ieri si è schierata la Fondazione Crt, che ha l’1,65% ed «esprimerà voto favorevole alla policy di remunerazione complessiva, in linea sia con le best practice internazionali di gruppi analoghi, sia con il perseguimento dell’obiettivo della creazione di valore nel medio-lungo termine». L’ente torinese chiede, piuttosto, al nuovo capo di “guidare le scelte strategiche della banca verso il più opportuno posizionamento sul mercato in un periodo sfidante come quello attuale, con una particolare attenzione ai territori”. Giorni fa anche Fondazione Cariverona, azionista fondatore oggi con l’1,8%, ha difeso Orcel motivando la scelta con presupposti analoghi.


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