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Perché la Groenlandia fa gola a Trump (e non solo)

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Perché la Groenlandia fa gola a Trump (e non solo)

Per giunta il riscaldamento globale potrebbe portare alla luce anche gli enormi giacimenti di petrolio e gas dell’Oceano Artico, secondo alcuni esperti i più grandi al mondo non ancora sfruttati, intrappolati in ghiacci che fino a ieri erano eterni, ma che da domani potrebbero essere liquefatti.

Trump non è il primo a interessarsi alla Groenlandia, nemmeno storicamente: nel 1946 l’allora presidente Harry Truman offrì alla Danimarca 100 milioni di dollari per comprare l’isola – cercando di bissare l’acquisto dell’Alaska nel 1867 (allora in possesso dell’Impero russo) poi diventata Stato dell’Unione nel 1959 sotto Eisenhower – ma l’offerta venne declinata da Copenaghen.

Già durante la seconda guerra mondiale, preoccupati di un possibile blitz tedesco in grado di bloccare i rifornimenti all’Unione Sovietica, gli Stati Uniti installarono basi militari e stazioni metereologiche nell’isola. Oggi la Groenlandia rappresenta il bastione più avanzato della Nato e dei suoi sistemi di allerta antimissile, con la Thule Air Base che è l’installazione militare più settentrionale del Pentagono, circa mille chilometri a nord del circolo polare artico.

Ad accelerare gli appetiti di Trump, che secondo il Wall Street Journal sarebbe pronto a mettere sul piatto un’offerta concreta nel corso della visita di Stato di Copenaghen del 2-3 settembre, s arebbe il crescente interesse di Pechino per l’isola, come sempre molto discreta ma altrettanto determinata nel perseguire i propri interessi. Non è un mistero che la nuova “Polar Silk Road”, lanciata l’anno scorso a completamento della “Belt and Road”, punti anche all’isola più grande del mondo, che politicamente appartiene alla Danimarca ma che gode di un’enorme autonomia in particolare nello sfruttamento delle proprie risorse.

Copenaghen ogni anno sborsa 457 milioni di euro in sussidi alla Groenlandia e Trump, «con vari gradi di serietà» come riporta il Wall Street Journal, avrebbe molto piacere di sollevare il Governo danese dall’esborso per avere libertà di perforazione del sottosuolo. Del resto, non sarebbe una prima volta: nel 1917, in piena Grande Guerra, Washington riuscì ad acquistare da Copenaghen le Isole Vergini statunitensi dopo un “corteggiamento” durato mezzo secolo.

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