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Mercati 2021, Fed-Bce ancora marker mover. Chi ha vinto e chi ha perso finora

Mercati 2021, Fed-Bce ancora marker mover. Chi ha vinto e chi ha perso finora

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Mercati 2021, Fed-Bce ancora marker mover. Chi ha vinto e chi ha perso finora

Per i mercati azionari si profila un inizio anno con un sentiment positivo: l’arrivo dei vaccini, l’accordo sulla Brexit e il varo dei nuovi stimoli economici negli Stati Uniti hanno spinto i listini europei e statunitensi sui massimi storici. Non tutti i settori fino ad ora però hanno tuttavia viaggiato alla stessa velocità. Chi ha vinto e chi ha perso in Borsa nel Vecchio Continente e Oltreoceano?


 

IN EUROPA BENE MINERARI ED ENERGETICI, MALE FARMACEUTICI: La svolta sui mercati è legata soprattutto all’arrivo dei nuovi vaccini, che ha cambiato completamente le aspettative, lasciando intravedere la fine del tunnel e l’inizio della ripresa. Il giro di boa è avvenuto lo scorso 9 novembre, dopo l’annuncio di Pfizer e del suo partner, BioNTech, che il loro vaccino si è dimostrato efficace al 90%, molto più del previsto 60-70%. L’effetto sui mercati è stato immediato e, in vista della futura ripresa, ha premiato soprattutto quei settori che durante i lockdown erano stati penalizzati, mentre ha danneggiato i comparti che le chiusure forzate avevano avvantaggiato.

 

Vediamo ora più nel dettaglio, in questa fase, chi vince e chi perde. In Europa, dal 9 novembre a oggi, il settore che si è più rafforzato e’ quello dei minerari che e’ salito del 20,8%, seguito dagli energetici a +17,6%,, dal comparto viaggi (hotel, compagnie aree, agenzie di viaggio) a +13,5%, dall’auto a +13% e dalle banche a +10%. I settori più danneggiati sono stati invece il farmauceutico a -1,3% e quello dei beni di largo consumo a -1%, che sono gli unici due comparti col segno meno.

L’indebolimento del farmaceutico in Europa è legato al fatto che le principali aziende produttrici di vaccini anti-Covid sono Usa e perche’ era stato uno di quei comparti che avevano tenuto meglio nella prima fase della crisi. Negli ultimi due giorni, dopo la firma dell’accordo ufficiale sulla Brexit tra Ue e Gran Bretagna, invece, il settore migliore e’ risultato il retail (vendite, abbigliamento e grande distribuzione) a +2,7% e i viaggi a +2,5%. L’auto si e’ mossa poco, in rialzo solo dello 0,3%, dopo un incremento del 3,5% a partire dal 21 dicembre con l’effetto annuncio dell’accordo sulla Brexit. Male anche le banche a -0,3%, a causa della discesa dei tassi di rendimento dei titoli di Stato.


 

NEGLI USA IN TESTA ENERGETICI, OK TECH E MALE UTILITY: Negli Stati Uniti la classifica dei migliori e dei peggiori è diversa da quella europea. Dal 9 novembre a oggi, il settore piu’ premiato e’ quello degli energetici a +14,5%, seguito dai tecnologici a +8,2% e dai finanziari a +8%. La buona performance dei tech negli Usa e’ legata al fatto che il comparto include i 5 big: Amazon, Apple, Google, Facebook, e Microsoft, aziende che da sole valgono il 25% di Wall Street e che calamitano gli acquisti soprattutto per il peso specifico che hanno nei settori in cui operano.

Le peggiori aziende Usa sono invece le utility, che hanno perso il 5,7%, in gran parte a causa del rialzo dei tassi di rendimento dei Treasury Usa, saliti di oltre l’1%, un fattore che pesa molte su queste aziende, in particolare quelle elettriche, che hanno un forte indebitamento. Negli Usa il settore dei titoli industriali, in cui rientra anche l’auto, sono saliti del 4,9%, in linea con l’incremento del Dow Jones, cresciuto in media del 5,2%.


 

NEL 2021 VENIR MENO STIMOLI POTREBBE DIVENTARE UN PROBLEMA: Il 2020 e’ stato un “anno anomalo” per i mercati, commenta Vincenzo Bova, strategist di Mps, non solo per l’impatto del Covid, ma anche per l’enorme massa di liquidita’ immessa dai governi e dalle banche centrali, proprio per contrastare la pandemia. “Il problema per i mercati nel 2021 – spiega Bova – arriverà per quei settori che potrebbero non reggere al venir meno delle misure di stimolo”.

In pratica l’anno prossimo, potremmo assistere a una ripresa dell’economia, accompagnata da un indebolimento dei mercati azionari. “Il problema grosso – aggiunge Bova – riguarda soprattutto il possibile venir meno nel 2021 delle garanzie statali prese per evitare fallimenti a catena. Molte societa’, senza gli aiuti fiscali dei governi, potrebbero non riuscire a rimanere sul mercato”.

“Inoltre – dice ancora l’analista – i mercati in questi ultimi due mesi hanno gia’ scontato una forte ripresa. Il rischio e’ che nel 2021 possa esserci un effetto delusione, visto che le banche centrali per l’anno prossimo procederanno col pilota automatico. Insomma”, conclude, “per il 2021 prevedo dei margini di rialzo abbastanza limitati per i mercati azionari”.


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