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“Petrolio giù a 20 dollari”. L’auto elettrica dà il via alle prime previsioni choc

"Petrolio giù a 20 dollari". L'auto elettrica dà il via alle prime previsioni choc

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“Petrolio giù a 20 dollari”. L’auto elettrica dà il via alle prime previsioni choc

Un mini petrolio sotto 20 dollari, meglio se intorno ai 10 dollari al barile. È questa, in sintesi, la previsione choc di Bnp Paribas Asset Mangement per l’industria oil. Sembra all’improvviso di essere tornati al 2015 quando i prezzi erano scesi sotto la soglia pericolosa dei 30 dollari. Ma come può essere con un Brent che viaggia sopra 60 dollari e un Wti oltre quota 55 dollari?

La previsione, contenuta nel rapporto Global Head of Sustainability Research di Bnp Paribas Asset Management, si giustifica con la rapida diffusione delle auto elettriche. Un settore che avrà un impatto diretto sull’industria petrolifera che, più di ogni altra, è stata fino a oggi il motore delle quattro ruote. Secondo lo studio, dunque, gli attuali investimenti in progetti petroliferi con breakeven (livello di prezzo che copra i costi) a 20 dollari al barile (o superiore) potrebbero essere a rischio. Il prezzo del petrolio nel lungo termine dovrà, infatti, mantenersi basso, attorno ai 9 o 10 dollari al barile per fare in modo che le auto a benzina possano rimanere competitive come mezzo di trasporto futuro.

Il rapporto non lascia dubbi e introduce il concetto di Energy Return on Capital Invested (EROCI) per misurare quanto un determinato esborso di capitale sul petrolio e sulle energie rinnovabili si traduca in energia utile alle quattro ruote. In sintesi, per un determinato investimento, quanta mobilità si può comprare? Secondo l’analisi di Bnp, attualmente, per lo stesso investimento di capitale, l’energia eolica e solare produce già per i veicoli elettrici un’energia molto più vantaggiosa rispetto a quella generata da petrolio a 60 dollari al barile.

Quindi, che si tratti di benzina o gasolio, i giorni del petrolio come carburante principe sono contati. Un boccone più che amaro per le compagnie petrolifere. La sfida è su una scala mai affrontata prima, e l’ordinaria amministrazione non è semplicemente un’opzione, spiega il rapporto indicando comunque che l’industria oil ha dalla sua ancora un po’ di tempo: Il business oil ha un enorme vantaggio di scala rispetto all’energia eolica e solare: il petrolio ha fornito il 33% dell’energia globale nel 2018 rispetto al solo 3% dell’energia eolica e solare. Inoltre, i veicoli elettrici sono attualmente più costosi di quelli a combustione interna benzina e diesel e probabilmente rimarranno tali fino al 2023-25. Tuttavia, sebbene il vantaggio di scala dell’industria petrolifera sia oggi enorme, è limitato nel tempo. Quanto? Secondo Bnp i prossimi due anni saranno, probabilmente, il punto di svolta. Secondo Transport & Environment (T&E) la produzione di veicoli elettrici in Europa è destinata a moltiplicarsi per sei tra il 2019 e il 2025, raggiungendo oltre 4 milioni di auto e furgoni.

Sarà anche per questo che i grandi gruppi del settore si stanno riorganizzando per tentare di essere meno dipendenti dal petrolio. A questo punto è una corsa contro il tempo. Ma i gruppi italiani dell’oil sono ben posizionati. L’Eni, guidata da Claudia Descalzi sta investendo nel business delle energie rinnovabili, nel solare a concentrazione e nella riconversione delle raffinerie in bioraffinerie. Produce biocombustibili da materie prime di origine biologica, investe nella mobilità sostenibile e nella chimica da fonti rinnovabili. Nel quadriennio 2018-2021 prevede un impegno crescente nelle rinnovabili con un investimento in progetti economicamente sostenibili di circa 1,2 miliardi di euro e una potenza elettrica installata da fonti rinnovabili di circa 1 GW al 2021. Tale potenza è destinata a raggiungere i 5 GW nel 2025.

Saipem, che lavora a servizio dell’industria petrolifera, ha deciso di puntare in particolare su gnl, decommissioning, rinnovabili e infrastrutture. I principali campi di studio e sviluppo sono l’energia rinnovabile e lo stoccaggio di energia, l’uso sostenibile dei combustibili fossili tradizionali (comprese le nuove configurazioni ibride), lo sfruttamento del gas naturale e la gestione dell’intera catena di produzione di Co2. Intendiamo aumentare la nostra presenza nei mercati a bassa emissione, come l’eolico offshore, la conversione di biomassa, il solare a concentrazione e la geotermica, e stiamo perseguendo soluzioni innovative in settori emergenti come l’eolico d’alta quota e le emergenti energie marine, per esempio da onde e correnti ha spiegato di recente l’ad Stefano Cao

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